L’origine geologica di quest’area si deve prima all’emersione dal mare del terreno, caratterizzato da lagune e paludi, e quindi dal deposito di consistenti strati di tufi e pozzolane di origine vulcanica in seguito alle eruzioni del cosiddetto Vulcano Laziale. Raffreddandosi il materiale vulcanico si era spaccato, costituendo profonde e strette gole, che si addolciscono mano a mano che si procede verso sud.
La costa, formata da lunghe spiagge sabbiose, era caratterizzata dalla presenza di dune conservatesi, oramai, solo in alcuni tratti. brutalmente sbancate per lasciare posto a lottizzazioni snaturando il litorale di Ardea e Pomezia. La configurazione della costa ha subito profonde modifiche successivamente all’esplosione del vulcano d’Ischia e successivo innalzamento del livello marino, negli anni ’60, pescatori di Minturno assicurano la presenza di colonne e strutture al largo della costa di Ardea, distanza 300/600 metri, profondità -12/ -15 metri.
Clima
Il clima di Ardea è compreso nella regione climatica “Tirrenica meridionale”, che risente fortemente dell’influenza del mar Tirreno, la cui distanza massima dall’estremo confine del Comune è di circa dodici chilometri. Il clima è caratterizzato da estati molto calde rinfrescate da venti termici provenienti dal mare, da forti piogge autunnali e primaverili e dalla presenza di correnti umide soprattutto durante l’inverno.
Storia
Le origini mitiche
Il mito ha elaborato varie versioni sulle vicende della fondazione della città di Ardea, legate al racconto dello sbarco di Enea sulle coste del Lazio e quindi alla nascita di Roma.
Una prima leggenda, riportata da Dionigi di Alicarnasso, fa risalire la fondazione della città ad Ardeas, figlio di Odisseo e Circe. Una diversa versione lega le origini di Ardea, nel XV secolo a.C. a Danae, figlia del re di Argo, che dopo la nascita di Perseo da Zeus, sarebbe giunta sulle coste laziali e avrebbe sposato il rutulo Pilumno. Insieme decisero di fondare una nuova città:[6] il luogo fu scelto in corrispondenza di una ripida rupe tufacea, scoperta risalendo il fiume Incastro su una piccola imbarcazione.
Ovidio riferisce l’origine del nome di Ardea all’alzarsi in volo di un airone cenerino (ardea cinerea) dopo l’incendio e la distruzione della città ad opera di Enea, vittorioso sul re rutulo Turno, figlio di Dauno, che a sua volta era figlio di Danae e di Pilumno.
«Turno muore. Ardea cade con lui, città fiorente finché visse il suo re. Morto Turno, il fuoco dei Troiani la invade e le sue torri brucia e le dorate travi. Ma, poi che tutto crollò disfatto ed arso, dal mezzo delle macerie un uccello, visto allora per la prima volta, si alza in volo improvvisamente e battendo le ali, si scuote di dosso la cenere. Il suo grido, le sue ali di color cenere, la sua magrezza, tutto ricorda la città distrutta dai nemici. Ed infatti, d’Ardea il nome ancor gli resta. Con le penne del suo uccello Ardea piange la sua sorte»
(Ovidio, Metamorfosi, XV.)